Quando la prof De Laurentiis ci ha proposto di costruire narrazioni che attraverso le foto raccontassero I cambiamenti nel tempo, ho pensato subito di coinvolgere mia nonna materna. Mia nonna si chiama Gemma e ha 76 anni; lei conserva sempre gelosamente le foto e i ricordi antichi. E’ una sostenitrice della conservazione dei documenti fotografici in formato cartaceo perché è convinta che le foto digitali possano deteriorarsi facilmente.

Lei era quasi più motivata di me e ha subito cominciato a propormi idee interessanti su cui lavorare. Alla fine ho deciso di optare per un tipo di narrazione che comprendesse la storia dell’evoluzione della fotografia e delle macchine fotografiche in generale.
Mia nonna, sempre super contenta di aiutarmi, ha cominciato a raccogliere le foto più antiche che aveva cioè i Dagherrotipi, anche se non siamo sicure che si tratti proprio di questo tipo di fotografie, forse dei ferrotipi. Hanno una base rigida, non di carta infatti ed erano conservate in astucci

Ho letto in rete che i dagherrotipi sono la prima forma di fotografia realizzata, un unicum su lastra di rame argentata, messa a punto dall’inventore francese Jacques Daguerre (1787-1851), il 7 gennaio 1839, che permetteva di riprodurre con un processo meccanico e chimico le immagini che si formano nella camera oscura.
Su questi presunti Dagherrotipi, purtroppo mia nonna non ha informazioni: non sa chi siano le persone ritratte, né chi avesse scattato le foto, sa solo che risalgono circa alla metà dell’Ottocento.
La seconda foto più antica che mia nonna ha risale al 1864-1865 e ritrae il trisavolo di mia nonna, Michele Pagano dei Pagani e sua moglie, Maria Antonia Ferraioli, con il loro unico figlio (il bisnonno di mia nonna) Ugone Pagano dei Pagani che portava il nome di un suo antenato che pare abbia fondato l’ordine cavalleresco dei templari. Probabilmente, essendo su carta, si tratta di una albumina.

E’ stata scattata a Pagani in provincia di Salerno, paese dove tutt’ora abita mia nonna. Da questa foto sono stati ricavati due dipinti ad olio, commissionati successivamente dal bisnonno di mia nonna, in cui la trisavola di mia nonna è ritratta in modo identico (come anche il trisavolo di mia nonna) tranne che per un particolare, cioè che ha un vestito nero, perché quando sono stati realizzati i ritratti, lei era morta. I dipinti ricavati da queste foto sono esposti tutt’oggi nel salone a casa di mia nonna.

Questa foto, se messa a confronto con una scattata molti anni dopo (quasi100), di mia nonna con la sua famiglia, fa notare alcune differenze.

In questa foto i soggetti, cioè mia nonna, sua madre e i suoi due fratelli, sono sorridenti; invece in quella di prima sono assolutamente seri e sembrano quasi concentrati. Mia nonna mi ha spiegato che questo dipendeva da più motivi. Il primo era che una foto richiedeva molto tempo per essere scattata e quindi per i soggetti sarebbe stato scomodo restare in posa molto tempo sorridenti. Il secondo motivo era che, visto che una foto era un evento molto importante poiché abbastanza raro, si preferiva tenere una posa seria per poter conservare la foto e usarla in più ambiti, cosa che non sarebbe stata possibile se la foto fosse stata resa quasi “giocosa” da un sorriso.
Dopo queste prime, mia nonna mi ha fornito una serie di foto scolastiche da mettere a confronto tra di loro. La prima è questa foto risalente all’anno scolastico 1895-96, recuperata dalle carte antiche della mia bisnonna.

In questa foto si nota subito il gran numero di studenti, precisamente 53, e la posa del maestro, molto seria e con il cappello sotto il braccio, che fa quasi pensare che nelle foto bisognasse levarsi il cappello per una forma di rispetto. Anche in questa foto i soggetti sono quasi tutti seri. Michele Pagano, il nonno di mia nonna, è il secondo da destra sulla prima fila dall’alto. Sul retro di questa foto è presente un timbro con scritto “fotografia ministeriale” ma mia nonna non sa che cosa indica.
Sulla storia della scuola in Italia, a partire da questi anni, ho trovato due video interessanti che ricostruiscono il contesto di questa e delle foto seguenti
La quarta foto, risale agli stessi anni della precedente ma è molto diversa.

Innanzitutto si tratta di una classe femminile, molto meno numerosa. L’unica informazione che mia nonna ha di questa foto è che la prima ragazza da destra è la sorella di suo nonno. In questa foto le ragazzine hanno una faccia seria, quasi triste e indossano tutte dei lunghi vestiti con delle gonne.
Nonostante questa foto fosse scattata negli stessi anni e nello stesso paese, sul retro non c’è il timbro presente su quella di prima, il che potrebbe dipendere dal fatto che questa era una classe femminile mentre l’altra era una classe maschile. Negli anni successivi all’Unità di Italia si pose il problema dello sviluppo del sistema dell’istruzione, ma il ruolo delle donne fu a lungo marginale.

La quarta foto risale all’anno scolastico 1917-18, in piena prima guerra mondiale. In questa foto è rappresentata la classe della mia bisnonna e anche un’altra classe della sua scuola che era stata unita alla sua poiché in quegli anni, durante la prima guerra mondiale, le classi erano molto poco numerose, infatti ci sono due maestre. Mia nonna ricorda che sua madre le raccontava che in quegli anni, non solo c’era la guerra, ma anche l’epidemia della Spagnola e che, in particolare, suo padre si ammalò e quando guarì, si offrì di prestare aiuto ai malati, poiché lui era immune. Questa foto è stata conservata molto gelosamente dalla mia bisnonna perché ricordava con molto affetto sia la sua maestra, sia la compagna alla sua destra che era migliore amica. La teneva esposta in camera sua. Oggi mia nonna la conserva nella sua camera da letto.
La quinta foto è sempre di una classe, in questo caso dell’anno scolastico 1952-1953 ed è della classe di mia nonna.

Questa foto è stata scattata davanti alla scuola elementare a Pagani, in provincia di Salerno, costruita durante il ventennio fascista (1922-1943). Mia nonna è quella in piedi vicino alla maestra.
In questa foto la cosa che ho notato subito è che tutte le bambine hanno la divisa che non mi sembra abbiano invece gli alunni nelle foto precedenti, nonostante la scuola prima avesse regole più rigide rispetto a quella di questi anni. Mia nonna si ricorda in particolare di una bambina che andava sempre a scuola senza grembiule e che anche quel giorno “così importante”, non aveva cambiato abitudine e lei era molto infastidita per questo.
Questa foto fu duplicata e una copia fu mandata alla proprietaria di una casa di vacanza che la mia bisnonna affittava a Maiori, come ricordo di mia nonna, visto che la sua famiglia era rimasta molto legata a lei.
La sesta foto è sempre della classe di mia nonna ma di qualche anno dopo (1954-55).

Mia nonna è la prima bambina in piedi da sinistra, nella seconda fila dal basso. Anche in questa foto le bambine sono quasi tutte serie ad eccezione di alcune che sorridono.
Mia nonna si ricorda che lei era molto contenta di fare questa foto e soprattutto era felice perché la bambina dietro di lei era molto sua amica e lei la ricorda particolarmente perché era figlia di profughi istriani che furono cacciati dall’Istria quando questa fu tolta all’Italia e annessa alla Jugoslavia, nel 1947, insieme alla città di Zara in Dalmazia, Fiume e le isole di Cherso e Lussino, Lagosta e Pelagosa.
L’ottava foto è ancora una volta una fotografia scolastica ma questa volta del fratello di mia nonna, il mio pro zio Michele che è il terzo bambino della seconda fila dal basso.

In questa foto i bambini indossano tutti un grembiule e sono seri ad eccezione proprio del mio pro zio che è l’unico sorridente. L’espressione del maestro è talmente seria che sembra essersi incantato a guardare qualcosa vicino alla fotocamera
Dopo aver osservato e “analizzato” queste foto e soprattutto dopo aver parlato con mia nonna, ho cominciato ad avere una percezione diversa della fotografia. Questo perché, vedendo le foto antiche e tutti gli atteggiamenti seri che si avevano in esse, ho capito quanto realmente fossero considerate importanti, al contrario di ora che sono ritenute molto meno significative e vengono scattate con tale frequenza da non poter essere conservate tutte come si faceva una volta. Questo secondo me è un aspetto negativo dell’evoluzione della fotografia perché le foto costituiscono dei ricordi importantissimi nella nostra vita e se non vengono conservate in appositi album, potrebbero essere perse da un momento all’altro.
Ho infine fotografato le macchine fotografiche che abbiamo in casa affiancandole, in due casi, con foto che hanno scattato
Gemma Tajani, mia nonna, Agerola 194646
Questa foto è stata scattata durante una vacanza estiva
In questa foto è raffigurata mia nonna materna, quando aveva un anno e ha in mano la custodia della macchina fotografica ICAF modello delta .Questa foto è conservata da mia nonna a casa sua. È esposta in una cornice, su una cassettiera che si trova in salone.
Chiara Falcone, mia madre, Ravello 1972 Polaroid degli anni ’70
La persona raffigurata nella foto è mia madre sul suo girello, nel giardino della casa delle vacanze di mia nonna a Ravello. Questa foto è stata conservata da mia nonna in un album fotografico. Mia nonna si ricorda che poco dopo che questa foto venne scattata, mia mamma cominciò a scappare sul girello per evitare di mangiare e lei dovette inseguirla per tutto il giardino.
Polaroid anni ’60 Macchina con pellicola a rullino anni ’70 Macchina digitale, 2000