Ho scelto per questo progetto un oggetto e una foto dall’archivio di famiglia.

Questa immagine è stata scattata da me. Mi trovavo a casa di mia nonna paterna, Luciana Bruno, (nata nel 1935; una sua foto è presente nella narrazione di mia sorella, Cristiana) e ho intravisto qualcosa di strano nella vetrinetta in salotto. Mi sono incuriosito e le ho chiesto di cosa si trattava perché non avevo mai visto niente di simile. La nonna l’ha presa e mi ha spiegato che è una siringa antica in vetro, che risale al 1945, usata per iniezioni endovenose e intramuscolari. C’era bisogno dell’’apposito bollitore in alluminio che si vede nella foto. Il riscaldamento dell’acqua avveniva tramite un fornello a gas o elettrico per far sì che venissero annullati tutti i batteri.
Non immaginavo potesse esistere una siringa del genere!
Dal racconto di mia nonna so che, dopo la seconda guerra mondiale, le siringhe in vetro sono state gradualmente abbandonate a vantaggio delle siringhe monouso oggi utilizzate. Quelle in plastica sono entrate in uso all’incirca dagli anni ’80 del 1900.
Mia nonna la conserva ancora oggi perché era di sua madre ed è molto legata al suo ricordo. Inoltre lei conserva tantissimi oggetti antichi; in casa sua, a volte, sembra addirittura di stare all’interno di un museo perché oltre a questo oggetto ha anche il primo binocolo, telefoni antichi, un grammofono e un braciere antico in ottone.
Mia nonna è molto sensibile ed è molto legata a questi oggetti perché credo che rappresentino i suoi ricordi.

Mi ha colpito anche questa foto che è stata scattata il giorno 10 aprile 1946 dal fidanzato della mia bisnonna, Francesco di Gennaro. La mia bisnonna, Carmela Leone, è ritratta a figura intera al centro dell’inquadratura, mentre cammina decisa e sorridente in Via Scarlatti, una delle strade centrali del quartiere Vomero di Napoli. La strada appare molto affollata, infatti dal racconto di mia nonna, Anna Di Gennaro, so che era una passeggiata domenicale: le persone si riversavano in strada per gustare un gelato o semplicemente per incontrarsi, perché non tutti avevano un telefono per comunicare e quindi gli incontri con le persone erano fondamentali, per dialogare. In questa foto il sorriso della bisnonna, il suo abito floreale, l’atmosfera vivace intorno a lei mi fanno pensare che in quell’anno (la seconda guerra mondiale era terminata quasi da un anno e dopo 15 giorni, il 25 aprile si sarebbe festeggiata la Liberazione) che doveva essere meraviglioso per le persone poter di nuovo riappropriarsi della propria vita e passeggiare spensierate. Proprio in quell’anno, tra marzo e aprile le donne avrebbero votato per la prima volta per le elezioni amministrative.
Qui di seguito un video sul 25 aprile ed uno con la testimonianza di donne che votarono nel 1946 dal progetto Senza rossetto che ho linkato più su.
Questa foto dunque ci regala un’immagine del dopoguerra dove le persone appaiono felici e libere di uscire con tranquillità. La bisnonna è radiosa anche perché sta passeggiando con il fidanzato che dopo qualche anno avrebbe sposato.
In questa foto mi ha colpito anche l’abbigliamento delle persone: gli uomini avevano pantaloni molto alti in vita, i bambini indossavano spesso pantaloncini (usati anche in inverno), le donne vestiti molto femminili e pettinavano i capelli con cura.
Ecco da dove comincia la passione per la storia e per il passato! Come hai fatto tu, caro Marco dello Jacono, incuriosendosi di fronte a oggetti appartenuti ai nonni o ai bisnonni. E non solo, ma interessandosi al racconto che ti ha fatto la nonna e all’ispezione della vecchia foto dove i costumi, i visi e l’abbigliamento erano diversi da oggi è in qualche modo più solari e sinceri.
Complimenti dunque per questo testo e complimenti alla nonna che tiene preziosi questi antichi tesori.
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