Lontani ricordi della mia famiglia, di Giada De Domenico, I A

La famiglia di mia madre è di origine Maddalonese, in provincia di Casera, e discende dallo storico Giacinto de’ Sivo, nato a Maddaloni  il 29 novembre 1814, che fu un alto funzionario dell’amministrazione del Regno delle due Sicilie.

Giacinto de’ Sivo nacque a Maddaloni e in gioventù visse nel castello che fu la sua residenza per un certo periodo.

Gli storici come Giacinto de’ Sivo dicevano che al tempo dei Romani il castello era chiamato “Meta Leonis” perché si trovava in quella zona un masso a forma di leone.

Il castello di Maddaloni mi raccontava la bisnonna era spesso la residenza provvisoria delle legioni Romane, mi raccontava anche che era stato luogo di incontri e soggiorno di personaggi come il papa Benedetto tredicesimo e il re Ferdinando di Borbone II.

Il castello, di origine Normanna, subì diversi saccheggi per cui è molto difficile ricostruire le sue origini e conoscerne bene la storia perché è andato tutto distrutto e pochi sono i documenti rimasti.

È il simbolo del paese e vicino ad esso ci sono torri più piccole da cui era possibile avvistare  chi si avvicinasse o in caso di attacco individuare i nemici e difendere il luogo dagli attacchi .

Castello e Torre Artus, Maddaloni (Caserta), 1827, fotografo anonimo

La famiglia de’ Sivo era molto fedele alla dinastia borbonica, ed infatti molti di loro combatterono nell’esercito borbonico. Il nonno dello storico si chiamava anche lui Giacinto e la fedeltà verso i borboni era talmente grande che a sue spese armò i soldati per la difesa del regno, anche lo zio Antonio de’ Sivo fu  ufficiale del cardinale Fabrizio Ruffo e combatté con il suo esercito per la difesa della Santa Sede. Giacinto invece preferì dedicarsi più agli studi che alle armi ; ma solo nel 1848 fu capitano della guardia nazionale di Maddaloni e domò le ribellioni dell’ anno 1848-1849 che minacciavano il Regno di Napoli.

Negli anni successivi scrisse una monografia  sugli avvenimenti napoletani che però non pubblicò subito per non danneggiare i vinti o i vincitori e non avere ripercussioni .

A vent’anni Giacinto pubblicò il suo primo libro, un volume di versi e quattro anni dopo pubblicò la prima tragedia dedicata all’imperatore di Costantinopoli “Costantino”, dopo di questa ne scrisse altre sette .

Le sue idee politiche erano in contrasto con la politica dell’epoca, infatti fu spesso prigioniero e la sua casa fu occupata da Nino Bixio per circa tre mesi e gli fu restituita dopo aver subito un saccheggio da parte dei  garibaldini, che gli sequestrarono anche il manoscritto riguardante gli avvenimenti del 1848-1849. Nel 1861 gli fu chiesto di abbandonare le idee politiche borboniche e di passare alla dinastia sabauda, altrimenti sarebbe dovuto  andare in esilio; non accettando Giacinto  partì per l’esilio a Roma. Altra sua opera fu “la storia delle due Sicilie ” che rappresenta il massimo della sua produzione letterale e storica.

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Morì a cinquantadue anni ed è sepolto nella nostra cappella a Maddaloni con la moglie.

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Castello e Torre Artus, Maddaloni (Caserta), 1827, fotografo anonimo

Questa foto, che ho trovato nell’album della bisnonna, ritrae il mio trisavolo Giacinto de’ Sivo visto in lontananza, sulla nostra destra; credo fosse andato a passeggiare vicino la Torre Artus, proprietà dei suoi genitori, Aniello de’ Sivo e Rosa di Lucia. Il motivo per cui era vestito da marinaretto, mi racconta la nonna, è perché all’epoca i ragazzi si vestivano così.

Facendo una piccola ricerca ho scoperto che nel 1460 durante una congiura, Ferrante d’Aragona bruciò il castello che fu abbandonato fino al 1821. Successivamente fu  acquistato dagli antenati di mia nonna e quindi trasformato in una dimora per battute di caccia e poi trasformato in villa. Poi negli anni venne utilizzato per le battute di caccia dei signori dell’epoca e, tuttora anche se  in rovina  quando lo si guarda ti fa pensare agli splendori del medioevo, che quest’anno stiamo studiando.

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In questa foto si vede la bisnonna di mamma Annamaria all’ingresso del Castello.

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In questa foto il signore sulla sinistra è il nonno della bisnonna di mia madre, un funzionario della Corte di Appello di Milano, insieme alla zia della bisnonna che è  la signora in fondo alla foto in piedi. In questa foto alcune delle donne ritratte accennano timidi sorrisi (giovane donna accanto alla bambina e quella dietro), mentre  i due bambini, gli  uomini e il resto delle donne hanno un’ espressione quasi rassegnata al fermo immagine.  La loro famiglia, Morandi, era di origine Milanese e la bisnonna di mia mamma conobbe il bisnonno quando lui, ufficiale dell’esercito, era in servizio a Milano.

trisavoli

Rovistando nell’album dei ricordi di mia nonna abbiamo trovato  quest’altra foto  in cui si vede la bisnonna di mamma con il bisnonno Alfredo de’ Sivo a Milano nei giardini pubblici, insieme alla mia bisnonna Annamaria e alla sorellina Carla.

Il signore con il cappotto nero e il cappello nero è Alfredo de’ Sivo, papà della mia bisnonna, mentre la signora sulla sinistra con il cappotto nero e cappello nero è Maria Morandi mamma della mia bisnonna. In questa foto molto originale  troviamo alcune   caprette che trainano un calesse su cui sono seduti 6  bambini tra maschietti e femminucce, abbigliati come si vestiva in quel periodo e vicino i genitori di questi  .Mi piace molto questa foto anche perché è ritratto un momento di spensieratezza di quel tempo. Non conosco quando sia stata scattata  questa foto, ma insieme alla nonna Mirella abbiamo pensato che dovesse essere la  metà degli anni venti. Mia nonna racconta che sua madre parlava  sempre che in quegli anni Walt Disney  aveva realizzato il primo cortometraggio di Topolino e che le donne piangevano la morte di un divo degli anni Venti, Rodolfo Valentino. Altri   tempi …

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Questa foto ritrae la bisnonna Annamaria , mamma e me. Ho avuto modo di frequentare la bisnonna che era una donna gentile, di gran gusto, che amava prepararsi e indossare sempre un bel gioiello di famiglia, una collana di perle. Le piaceva raccontare sempre di quell’antico  castello di  cui la mia famiglia, oggi, ha solo un antico caro ricordo.