Alessandra Ottato

Ho trovato, negli album di famiglia, alcune foto di mia nonna materna, Alessandra Boccieri, da alunna e poi da insegnante.

Questa foto è datata maggio 1947. La nonna è la quarta da sinistra, in prima fila. E’ stata scattata a Nola, nella Sala Vescovile, in occasione di un importante saggio di fine anno di pianoforte, lo strumento suonato dalla nonna. Al centro c’è l’insegnante. Mi ha raccontato che era molto emozionata perché si esibiva in pubblico per la prima volta.

In questo bellissimo ritratto al pianoforte, la nonna era diventata insegnante. Era il maggio del 1963 .

Mia nonna mi racconta che stava preparando dei bambini di una scuola elementare di Saviano,in provincia di Napoli per un saggio di fine anno.Lei suonava il pianoforte ed anche se dopo il saggio era molto stanca,era felice del successo che avevano ottenuto.Infatti la direttrice didattica,le inseganti,i genitori dei bambini e gli alunni era rimasti molto contenti.

In questa foto di classe del maggio 1974, la nonna è con i suoi alunni della Scuola media statale Ferdinando Russo di Pianura, Napoli. Insegnava educazione musicale.

Mia nonna ricorda il lungo viaggio che faceva con l’autobus n 113 dell’Atan n.113 ( che non passava mai ), con le infinite fermate, interruzioni e scioperi. Gli alunni erano bravi ragazzi,  semplici,  non sempre molto volenterosi ma molto affettuosi e sinceri. Mia nonna è stata entusiasta di rispondere alle mie domande; si è sentita importante e nei suoi occhi ho visto come una scintilla che si illuminava.

Infine ho trovato una foto scolastica di mia madre, Monica Maiella.

E’ datata febbraio 1973 ed è stata scattata in occasione del carnevale; infatti tutti i bimbi sono in maschera e mia madre è la prima, in prima fila, partendo da destra. Mi ha raccontato che era felice perché aveva un abito di carnevale da ballerina; lo adorava ed era stato comprato in un negozio di nome Peter Pan che ormai non esiste più. Mia mamma era molto felice di travestirsi e giocare con i suoi compagni e nel pomeriggio si mangiavano le chiacchiere con il sanguinaccio. Frequentava la scuola materna D’Angelo a Napoli.

Luigi Raiola

Ho scelto una foto di mio nonno materno, Luigi Amato, che non avevo mai visto prima.

Questa foto è stata scattata nell’agosto del 1981, dal fratello di mio nonna, Antonio Tanzilli, a Gaeta, in Piazza Carlo III, mentre il nonno batteva un’asta di quadri d’autore. Mi ha raccontato che lo scatto è stato realizzato proprio mentre un cliente si aggiudicava l’acquisto del quadro esposto sul cavalletto

Mio nonno, nato il 10/12/1942, ha iniziato la sua carriera lavorativa a ventisette anni . Era un amante dell’arte e il suo obiettivo era quello di diffondere la sua passione in tutta Italia. Iniziò a vendere i quadri all’asta. Ricorda ancora le giornate organizzative per le serate d’asta, dove la gente andava anche per divertirsi perché mio nonno era un ottimo intrattenitore.

Successivamente decise di aprire una galleria grandissima, sempre a Gaeta, dove lavorava nei periodi estivi. E’ stato bello parlare con il nonno del suo lavoro e sono rimasto sorpreso dalla voglia di lavorare e dalla passione che ci metteva. Girava tutta l’Italia per vendere i suoi quadri.

Riccardo De Marco

Ho scelto due foto legate al tema dell’istruzione.

La prima foto è datata dicembre 1997 e ritrae mia madre, Valentina Mirabella, raggiante, nel giorno della sua laurea. La foto è stata scattata da suo padre durante la festa che si svolse in casa per festeggiare questo traguardo. Ora è conservata, in cornice, a casa dei nonni.

Mia  madre ricorda di sentirsi molto emozionata e felice quel giorno, sia per aver concluso il percorso di studi sia per l’euforia di iniziare subito a lavorare, cambiando cosi i ritmi di vita.

Queste due immagini rappresentano entrambe Via Puccini, la strada in cui c’è la mia scuola, Viale delle Acacie. La prima è degli anni ’30, la seconda è stata scattata da mio nonno, Vittorio, il 15 agosto 2016. Si è recato sul posto proprio per testimoniare la trasformazione del panorama cittadino. Viale delle Acacie è stata anche la sua scuola e quindi questa è la strada che percorreva ogni giorno, come me . Questa coppia di foto è conservata nel suo computer, in una cartella denominata “Confronti”. Mio nonno è stato testimone diretto della costruzione dell’edificio della scuola media Viale delle Acacie, avendo frequentato le prime due classi della Scuola Media nell’edificio dell’attuale Liceo Sannazaro, mentre ha frequentato la terza media nell’attuale edificio, nell’anno scolastico 1957-58.

E’ stata scattata sempre da mio nonno Vittorio, che l’ha anche sviluppata e stampata perché ha la passione per la fotografia. Il trapano era nel suo studio dentistico. Mio nonno racconta di aver avuto l’oggetto raffigurato nella foto in eredità da un suo lontano parente anch’esso dentista. Il trapano antico ha la data di costruzione del 1905. Il funzionamento, tuttora perfetto, è del tipo “a pedale” simile a quello delle macchine da cucire. Infatti è visibile il meccanismo che, attraverso la pressione sul pedale, mette in rotazione la ruota grande in basso che trasmette il moto ad una ruota piccola in alto moltiplicando il numero di giri trasmessi alla fresa tagliente.

Rebecca Cicala

Questa foto è stata scattata nel febbraio del 1993. E’ ritratta la classe di mio padre, Massimo Cicala, che frequentava il Liceo artistico Enrico De Nicola, a Cassino. Questa foto è stata postata sul social Facebook da un compagno di classe di mio padre e ora la conserva nella galleria del suo cellulare. Mio padre ricorda che questa foto fu scattata subito dopo l’ora di ceramica e quindi avevano le mani sporche di argilla.

Mio padre è al centro, nella fila in alto. Per mio padre il liceo è stato il periodo più bello che ricorda. Gli piaceva andare a scuola; aveva una classe davvero divertente e i suoi professori sono stati dei veri maestri di vita. Infatti racconta che ha dei bellissimi ricordi con la sua classe. Le materie non specifiche dell’indirizzo artistico però erano insegnate in maniera mediocre per colpa degli insegnanti (fatta eccezione per la matematica).

Uno dei momenti più divertenti per lui era la fine di ogni ora perché dovevano cambiare classe per ogni materia, quindi si ricorda che c’era una gran confusione e i professori sgridavano sempre gli alunni perché entravano in classe tardi.

Tra gli alunni e i professori c’è sempre stato un bel rapporto e non è mai mancato rispetto nei loro confronti. Uno degli insegnanti che mio padre vuole ringraziare è stato il professore di ornato che l’ha fatto appassionare alla lettura; infatti mio padre si ricorda che quando veniva in classe aveva sempre almeno un libro o un fascicoletto d’arte con sé.

Margherita Iaquinto

Per questo progetto ho scelto foto che riguardano entrambi i temi dell’istruzione e del lavoro. Per l’istruzione ho chiesto a mia madre, Diana Galindo Vargas, che è Colombiana, della sua esperienza scolastica. Mia madre non parla molto della sua vita precedente alla venuta in Italia, quindi mi è piaciuto molto ascoltarla.

Questa foto è stata scattata nella primavera del 1998, da un’amica di mia madre. Si trovavano nel cortile del liceo, a Bogotà, ed era l’ultimo anno delle superiori.

Mia madre mi ha raccontato che in questa foto fotografia ci sono tutte le sue amiche più care: jimena Garcia, Lina Rodrighez, Monica Alvarez, Maria Ramires, Marta Sancez ,Catalina Buitrago. Mia madre è la quinta da sinistra. Riprese in questa posa spiritosa, si vede che erano felici di stare insieme.

Un ricordo bellissimo per lei è quello di una gita scolastica al museo dell’artista Van Gogh, nel 1997, con tutte le sue amiche di classe. Mi ha raccontato anche del bellissimo rapporto che aveva con i suoi professori, specialmente con la professoressa di storia dell’ arte . Ancora oggi ricorda i suoi bellissimi insegnamenti. Questi professori per mia mamma furono i migliori di tutta la sua vita ed é per questo che li porterà sempre nel cuore. Lei dice sempre che questi sono stati i momenti migliori della sua carriera scolastica e che quegli anni, pur essendo stati da un lato un po’ complicati, dall’altra invece sono stati bellissimi.

Anche questo scatto è del 1998 e mia madre è sempre con le sue amiche più care. E’ la seconda da sinistra.

Racconta che questo era un giorno in cui le alunne, che avevano avuto i migliori risultati a scuola, venivano premiate davanti a tutta la scuola come studente migliore. La scuola era di sole ragazze e le alunne dell’ultimo anno potevano scegliere di indossare un giubbotto con la divisa che differenziava dalle altre classi di altri anni, magari di alunni più piccoli. La scuola era abbastanza lontana da casa sua, anzi era proprio fuori dalla città e per andarci veniva il pulmino a prelevarla. Mia madre racconta: “La scuola era piena di spazi verdi dove noi facevamo la ricreazione; mangiavamo a scuola per pranzo e uscivamo e ritornavamo a casa  verso le ore 15:30. Il pulmino arrivava sempre in ritardo e ci mettevamo circa un’ora per tornare a casa. In in tutto quel tempo parlavo con la mia migliore amica, Catalina Buitrago, oppure mi riposavo dopo una lunga giornata passata a scuola. Sono stati anni in cui ho incontrato grandi amiche con cui ancora ho un contatto stretto e quando le vedo mi sento come quando avevamo 17 anni. È un’amicizia davvero forte e vera. L’ adolescenza non è un’ età semplice e gli amici sono un supporto molto, molto importante”

Questo bel ritratto è del 2008 ed è stato realizzato qualche giorno prima della laurea in psicologia di mia madre, da un fotografo incaricato dall’università di Salamanca, in Spagna.

Mia mamma ricorda questi anni molto impegnativi a livello accademico, perché doveva studiare trigonometria e chimica che per lei non erano affatto semplici quindi fu costretta a prendere lezioni private. Invece la filosofia, che era un’altra materia, la trovava molto interessante. Nonostante la trigonometria fosse una materia per lei abbastanza noiosa, ha bellissimi ricordi dell’insegnante: era molto buona e cercava di risolvere i suoi dubbi, anche di fronte alla sua scarsa voglia di studiare. Anche la fisica era una materia che le sembrava molto interessante.

Ancora per il tema dell’istruzione, mia nonna, Silvana Puopolo, mi ha mostrato un quaderno che io ho fotografato.

Questo é  il quaderno del dettato di mia nonna, del 1962 quando frequentava la quinta elementare. L’ho trovato in un cassetto a casa sua e per lei ha un valore inestimabile, è tra i ricordi  più belli  della sua infanzia. È’ un quaderno piccolino e al suo interno vi sono diversi dettati con i voti e le date di ogni singolo giorno. Lei mi racconta che aveva quaderni per ogni materia, per la matematica, grammatica, storia, geografia, ecc. ecc. Dalla copertina possiamo leggere il nome della scuola, “Istituto Froebeliano Vittorio Emanuele”,  che tutt’oggi esiste nei pressi di piazza Cavour.   La scuola forniva a pagamento quaderni personalizzati con il nome dell’istituto. La mamma di mia nonna , cioè la mia bisnonna, ha conservato  questo quaderno dal 1962 , insieme al cestino porta merenda in vimini con una targhetta in metallo con il suo nome. La nonna racconta che i quaderni erano tutti uguali e venivano ricoperti con le foderine in plastica trasparente e dovevano essere tenuti con la massima cura, senza fare orecchie ai fogli  e cancellature. I quaderni insieme ai libri venivano raccolti nelle cartelle e non negli zaini come fanno i ragazzi oggi. Le matite, le penne rosse e blu, i pastelli, la gomma e il temperamatite, venivano conservati in un portapenne in legno con il coperchio scorrevole. I banchi degli alunni erano completamente in legno con il piano leggermente inclinato e incernierato per accedere ad un piano sottostante sul quale si poggiava la cartella. Sul piano vi era una scanalatura per la penna e un foro rotondo per reggere il calamaio con l’inchiostro. Nel 1962 le penne stilografiche erano state già sostituite con la penna biro.

Questa calcolatrice era quella che mia nonna usava all’ università; si chiama calcolatrice scientifica, di marca Casio

 Questa calcolatrice mia nonna si ricorda che la portava a scuola e oggi ancora funziona bene. Abbiamo trovato questo strumento in uno scatolino insieme ad altri oggetti del passato. Osservando la calcolatrice si notano i tasti ingialliti dal tempo pur essendo ancora perfettamente funzionante. L’uso di questo oggetto rendeva veloci e semplici anche calcoli molto complessi che avrebbero richiesto più tempo per essere effettuati. La calcolatrice funzionava con le pile , aveva dei tasti con molte funzioni come le radici quadrate, le percentuali ecc.La sua caratteristica era la grandissima velocità e la precisione dei calcoli.

Mia nonna racconta che grazie a questa calcolatrice è stato possibile, anche all’università, affrontare esami molto impegnativi come analisi matematica, scienze delle costruzioni, statica ecc. Questa calcolatrice di dimensioni molto ridotte la utilizzava insieme ai suoi compagni di studio, Bruno e Sandro. La calcolatrice fu regalata dalla mamma di mia nonna che fu molto felice. Lei dice che questa calcolatrice non era una semplice calcolatrice ma una calcolatrice scientifica. Mi ripete sempre che è stata di grande aiuto nei suoi studi universitari.

Sempre la nonna poi, per la tematica del lavoro, mi ha mostrato una macchina da scrivere appartenuta a suo padre, Aldo Puopolo (mio bisnonno).

Il bisnonno la utilizzava ad inizio 1950 circa. Questa macchina è presente nello studio di mio nonno, a casa sua, dove l’ho trovata. È una macchina molto antica che oggi ormai non viene più utilizzata. La macchina per scrivere possiamo notare che ha la tastiera con lettere , numeri e simboli; poi c’è il rullo dove si posizionava il foglio su cui scrivere pigiando i tasti che battevano sulla striscia impregnata di inchiostro.

Mia nonna racconta che ogni volta che vede questo strumento si ricorda di suo padre con la sua macchina da scrivere. La macchina funziona ancora abbastanza bene, infatti mia nonna mi ricorda che una volta, quando ero piccola, me la fece provare. Mia nonna non dimenticherà mai i ricordi legati a suo padre.

Infine, il mio nonno paterno, Vincenzo Iaquinto, mi a mostrato un calibro micrometrico.

Questo strumento veniva e viene ancora utilizzato dal mio nonno. Insieme a lui ho potuto scoprire la funzione e come viene usato. Mio nonno mi ha detto che questo oggetto é nato nel 1622 quindi era un oggetto molto antico che ha imparato ad usare.

Il calibro é uno strumento di misura adatto a misurare la larghezza e la lunghezza di un oggetto. In particolare si utilizza per misurare lo spessore di piccoli oggetti, ad esempio, lo possiamo usare per misurare lo spessore di un foglio. Questo calibro parte da 0 fino a 3,5 cm. Una volta i materiali non avevano la precisione di quelli di oggi realizzati con macchinari più sofisticati, per cui era necessario, ad esempio, verificare lo spessore reale dei cavi. Oggi il calibro viene ancora utilizzato principalmente nell’ingegneria meccanica. Ci sono diversi tipi di calibro tra cui troviamo: calibro a cavaliere, il calibro a compasso, calibro a corsoio.

Il nonno mi ha raccontato che il calibro è uno strumento di precisione micrometrico, con il quale si misurano gli spessori dei materiali fini al centesimo di millimetro. Si può misurare lo spessore di un capello o di un foglio di carta , ma anche i metalli. Ha precisato: “Il calibro in mio possesso apparteneva al mio trisavolo, cioè il nonno di mio nonno, dal lato paterno. Si chiamava Angelo ed era un tecnico esperto di ascensori, in un’epoca in cui vi erano pochi palazzi dotati di ascensori e non sempre in buone condizioni. Lui in particolare curava i  sistemi per mettere in sicurezza l’uso dell’ascensore e sono suoi alcuni brevetti per evitare incidenti. Con il calibro in particolare misuravano dei cavi che reggevano la cabina del ascensore.

Lorenzo Tatafiore

Mio nonno, Ernesto Tatafiore (Marigliano 1943), è un artista. L’ho intervistato per ricostruire la sua carriera artistica.

Il nonno si è laureato in medicina e, poi, si è specializzato psichiatria; oggi non ha molti clienti ma non è ancora andato in pensione. Aveva passione per la pittura  fin dalla tenera età e questo piacere è stato trasmesso dal nonno e dal papà. Una cosa strana per un pittore è non aver fatto il liceo artistico, bensì il liceo classico. Ha imparato a dipingere con il nonno e il padre, che si dedicavano con divertimento nel tempo libero.    

 Ernesto,  da lì a pochi  anni, impara a dipingere veramente veramente bene. Espone per la prima volta le sue opere nel museo nazionale d’arte di Roma, nel 1965. Un gallerista napoletano di nome, Lucio Amelio, gli fa esporre le opere nella sua galleria d’arte e, da lì a pochi anni, diventa noto non solo a Napoli ma in tutta Italia.

Nel 1980 partecipa alla biennale di Venezia. Il nonno non si ferma ed espone le sue opere non solo in Italia, ma anche in Inghilterra, in Germania e in Spagna, oltre a partecipare a mostre oltreoceano in paesi come il Brasile.

Questo bel ritratto è stato realizzato da un fotografo, Angelo Marra, nel 2000, ed è stata pubblicata in un libro. A proposito di questo scatto il nonno ricorda: “Mi ricordo che era un giorno molto soleggiato ed era venuto un giornalista per un’intervista e nella foto mi chiedevano di mettermi in una posizione che usavo spesso. Ci furono però una serie di intoppi, di cui mi ricordo due in particolare legati tra loro :una volta prima di iniziare a scattare le foto, si accorsero che la fotocamera si era rotta e la seconda  volta mi ero messo sotto un albero ma mi dissero che la foto veniva male perché c’era troppa ombra”.

In questo scatto realizzato da mia nonna nel 2003, il nonno è ritratto nel suo studio, in via S. Biagio dei Librai a Napoli, dopo aver dipinto una tela. Mi ha raccontato: ” Mi ricordo che avevo finito un quadro per un cliente molto esigente che veniva da Roma e, visto che doveva partire quattro giorni dopo , dovetti lavorare molto perché io un quadro di solito lo faccio in sei giorni ; quando venne il cliente a ritirare il quadro, non si era ancora asciugata la pittura e gli dovetti mostrare la mia galleria così si poteva asciugare la pittura”.

Ho posto alcune domande al nonno sul suo essere artista:

Perché hai scelto di fare l’artista?

Perché l’arte era ed è tutt’ora complessa e perché riguarda l’uomo

Che tecniche pittoriche usi?

L’acrilico su tela o su carta

Che sensazione hai quando finisci un quadro?

Ho la sensazione di camminare con delle ciabatte di carta che sono leggere e mi fanno volare

Infine, questa è la foto di un’opera che il nonno ha realizzato per me!

Mia nonna, persa e ritrovata, di Mattia Adinolfi

Mia nonna Anna è nata l’11 marzo 1950. Aveva due fratelli e una sorella; prima di lei nacque un’ altra bambina che portava lo stesso suo nome ma purtroppo morì dopo pochi mesi dalla sua nascita. Nacque in un piccolo paesino del Molise ed era figlia di contadini e allevatori.

Quando la nonna terminò le elementari, i suoi genitori vendettero le loro terre e il loro bestiame e si trasferirono a Latina, provincia del Lazio, per garantire un futuro migliore alla famiglia. Di lì mia nonna continuò le scuole fino alle magistrali. Le piaceva molto studiare ma non ha potuto proseguire con l’università in quanto conobbe mio nonno, Nicola, che era di Napoli ed aveva una profumeria e si fidanzò con lui. Dopo essersi sposati decisero di trasferirsi a Napoli per lavorare insieme e costruire una famiglia.

Questa foto è datata 5 giugno 1971 e ritrae la nonna in sella ad una Vespa, una delle prime volte in cui si cimentava con la guida.

In questa foto del 30 maggio 1973, il nonno e la nonna erano a Venezia, durante il viaggio di nozze: guardano sorridenti verso l’obiettivo mentre il prozio Pietro scatta la foto

Mia nonna aveva un carattere molto forte e deciso. Lei gestiva un po’ tutto in casa , manteneva l’ordine e si prendeva cura della sua famiglia

In questo bello scatto del 9 maggio 1976, nonna Anna è a destra e alle sue spalle c’è la sorella Luisa. Si trovavano a Colle dell’Orso, una famosa località montana del Molise. La nonna era già madre di mio zio.

Infatti nel 1974, nacque il suo primo figlio e insieme a mio nonno decise di chiamarlo Tiziano. Poi in seguito, nel 1981, nacque mia madre. Nonostante fosse molto impegnata nella sua vita quotidiana, aveva diversi hobby tra cui il taglio e cucito, il ricamo e seguiva corsi di ceramica e di decoupage.

Ho fotografato alcuni dei suoi lavori che conserviamo a casa.

Mia nonna non ha viaggiato molto; trascorreva le sue vacanze nel suo paese di origine, ma il viaggio che le è rimasto più nel cuore è stato quello in Grecia ovvero l’unico fatto con mia madre. Purtroppo però quando tornò in Italia scopri di avere un brutto male che pian piano la portò alla morte: aveva 56 anni.

Non ho mai conosciuto mia nonna perché mia madre, all’ epoca della sua morte, aveva solamente 25 anni, ma comunque penso che  sarebbe molto fiera di me, perché, a detta dei miei parenti materni, le somiglio molto caratterialmente: nel mio essere testardo, pignolo, determinato, curioso, creativo e sensibile.