Fulvio Santorelli

Mio nonno si chiama Giacomo Triglione e ha 75 anni.

In questo scatto del luglio 1974 è ritratto su di un carrarmato, al Poligono militare di Lecce, durante un addestramento. Questo che segue è un particolare della stessa foto.

Questa foto è stata scattata nel novembre del 1976, sempre durante un addestramento, al Poligono militare di Salerno

Era un tenente; è poi diventato generale a più di 50 anni. Nelle foto faceva addestramento sui carri armati in un poligono militare in cui doveva simulare un’azione di guerra; in particolare doveva sparare con il carro armato a delle sagome di tela che simulavano il carro armato nemico. Aveva il comando su 5 carri armati; ogni carro armato aveva l’equipaggio di 4 militari che erano: un capocarro, un cannoniere, un pilota e un servente; quindi aveva 20 militari da comandare.

A mio nonno piaceva il suo lavoro, pertanto, subito dopo aver fatto colazione usciva col suo plotone nell’area addestrativa e si esercitava a fare del movimento e a sparare col carro armato. Dopo pranzo, riportati i carri armati nei parcheggi, si provvedeva alla pulizia della bocca da fuoco del cannone dai residui della combustione, si faceva rifornimento di carburante, si controllava l’olio del motore, i cingoli e si lavava il carro. Tutto questo si poteva fare anche di notte.

Mio nonno si trovava molto bene con i suoi compagni e c’era molta fiducia tra di loro e questo era molto importante perché in caso di guerra vera serviva per combattere e sopravvivere. Durante gli allenamenti mio nonno dormiva su delle brande di tela, un materassino gonfiabile in tenda.

La ricorda come una vita dura e abbastanza pericolosa perché i militari usavano macchine molto potenti e maneggiavano l’esplosivo; le tende poi non avevano riscaldamento e d’inverno si dormiva nel sacco a pelo. Il suo capo era un capitano e mio nonno aveva con lui un ottimo rapporto.

In questo scatto formato tessera del 1995, mio nonno è ritratto in uniforme.

Ma il nonno non è stato sempre alla guida di un carrarmato! Lo dimostra questa foto del settembre 1968 che lo immortala, giovanissimo, durante una sfilata di moda a Trinitapoli, dove ancora oggi abita.

Nonno Fil, di Irene Vinale

Ho intervistato mio padre, Adriano, e la mia prozia, Luisa, per costruire un ritratto di nonno Filippo.

Mio nonno Filippo è nato il 7 Gennaio del 1945

Si svegliava prestissimo la mattina, beveva 2 o 3 tazzine di caffè, fumava, si preparava, era sempre attento a vestirsi elegante, sempre in giacca e cravatta, era un amante delle cravatte colorate con colori forti, si radeva, si profumava, andava al lavoro e tornava solo la sera. Mangiava sempre pizza a pranzo e mozzarella a cena, tutti i giorni. Era un uomo alto e massiccio, aveva i tratti sudamericani, essendo la madre del Paraguay, portava i capelli abbastanza lunghi, anche quando erano ormai bianchi, e aveva delle manone enormi.

Questo scatto del 1986 lo ritrae nel suo studio all’Università Federico II di Napoli, in primo piano, in una posa meditativa: lo sguardo guarda oltre l’obiettivo con vivacità.

Era un gran provocatore, per esempio, se una persona diceva qualcosa con convinzione, lui si metteva con impegno per dimostrare il contrario per il solo gusto di discutere, cercava di far vedere un altro punto di vista. Mio padre ricorda che una volta, all’incirca nel 2007, lo aiutò con un trasloco. Erano loro due e mio zio Stefano, tutti e tre in una macchina minuscola con i pacchi ed entravano a malapena. Ancora mio padre ricorda che giocavano a tennis, quando lui aveva tra i 12 e i 14 anni, entrambi anche se ognuno per fatti propri e che il padre lo sgridava per il poco impegno che ci metteva.

La sua famiglia era formata dalla mamma del Paraguay, il padre napoletano e una sorella. Ora rimangono però solo la sorella, Luisa, la moglie, mia nonna Rita, i tre figli, Adriano il primogenito, Fabiana la seconda e Stefano l’ultimo. Ci sono poi i cinque nipoti, due figli di Fabiana, entrambi maschi, uno di Stefano e due di Adriano che saremmo io e mio fratello Filippo.

Ecco tutta la famiglia riunita per il Natale 2022, io sono la prima, a sinistra, nella fila dei nipoti seduti in primo piano.

Il nonno nacque nell’ultimo anno di guerra e prima che lui e la sua famiglia potessero rientrare a casa dovettero aspettare che fosse liberata dagli inglesi che l’avevano usata come quartier generale.

Da giovane era molto bello e infatti il regista del film Ieri, oggi e domani, De Sica, avrebbe voluto che lui recitasse una scena in questo film, ma purtroppo la mia bisnonna non gli diede il permesso perché aveva solo 15 anni e doveva impegnarsi nello studio.

Questo bellissimo primo piano, o mezzo busto, frontale, risale proprio a quegli anni, 1960 circa, ed è stato scattato dal bisnonno Adriano nella casa in via Carducci, in cui abitavano in quel periodo. Il nonno, nitidamente ritagliato sullo sfondo dei palazzi e della strada, sorride, rivolgendo uno sguardo sornione all’obiettivo.

Nell’anno in cui mio padre compiva 12 anni, cioè nel 1984, lui e mia nonna si sono trasferiti a Chiaia e sono stati subito accolti con una festa in maschera.

Questa foto è un ricordo di quella festa in maschera ed è in cornice, esposta nel vecchio studio del nonno. C’è una strana atmosfera!

Mio nonno, in tempi non ancora sospetti, disse a mia nonna che se gli fosse successo qualcosa lei non avrebbe dovuto cambiare la disposizione dei quadri e infatti lei non li tocca mai. Ascoltando mia nonna capisco, da come lei ne parla, che hanno avuto sempre un bel legame anche se aveva un carattere particolare e che si sono sempre voluti bene. A volte avverto che mia nonna prova lo stesso affetto per noi, quasi gli ricordassimo il suo defunto marito.

Questa foto del 2006, ritrae il nonno e la nonna ad una cena in casa loro: sono uniti e sorridenti. E’ esposta in casa della nonna.

Ho notato, guardando le fotografie di famiglia, che facevano parecchi viaggi insieme tra cui quelli in Egitto e in Grecia e mia nonna gli scattava molte foto quasi sapesse che le sarebbero servite per avere suoi bei ricordi.

Queste due foto le ha scattate lei: la prima in Egitto, la seconda in Grecia. Quest’ultima è un primo piano molto intenso, sullo sfondo di una spiaggia bianca.

Dopo la sua morte (nel 2008), mia nonna ha sempre tenuto in modo particolare ai suoi figli e li ha sempre sostenuti, anche quando mio padre mi faceva fare cose discutibili, soprattutto dopo che si è separato, e alcune volte è stata molto solidale nei nostri confronti.

Questa foto del 2008 ritrae la nonna con mio padre, nel giorno del suo matrimonio.

Mio nonno era molto legato al suo lavoro e quello di cui si occupava lo aveva appassionato fin da piccolo: non lo ancora precisato, ma era professore di ingegneria geotecnica alla Federico II ed era specializzato in vulcanologia.

Questo scatto del 2005 è di un collega che lo ha fotografato nel suo laboratorio alla Federico II: si intravedono le strumentazioni e il nonno sorride guardando nell’obiettivo.

A casa lavorava nel suo studio dove sono presenti tantissime carte e vari oggetti curiosi tra cui la targa di una macchina su cui è scritto il suo nome e, alla parete, un orologio- barometro in legno.

Ho pensato di intervistare anche la sorella del nonno, la prozia Luisa, per conoscere altri aspetti della sua personalità.

Luisa e mio nonno erano fratelli, con otto anni di differenza; era solito per loro farsi dei dispetti ma nonostante questo si volevano molto bene e nessuno dei due provava gelosia per l’altro.

Per un periodo della loro vita, prima di sposarsi, avevano abitato in due palazzi, uno di fronte all’altro: se si affacciavano dal balcone si vedevano. Quando poi Luisa si doveva sposare, mio nonno aveva la varicella e per passare il tempo leggeva i fumetti di Topolino: lui non voleva che lei si sposasse per questo le lanciava i fumetti addosso in modo che lei si sarebbe presa la varicella e non avrebbe potuto sposarsi.

La prozia Luisa mi racconta che a scuola era molto bravo e che era particolarmente intelligente; era un appassionato dello studio dei terremoti (che poi sarebbe stato anche il suo lavoro) e aveva numerosi strumenti e macchinari adatti a questo scopo.

Dopo che entrambi si erano sposati, ogni volta che la mia prozia chiamava a casa di mio nonno, lui non rispondeva mai, ma lo faceva sempre sua moglie Rita. Mi dice pure che lei è sempre stata legata al nonno, per tutta la vita e ha sempre provato per lui una forte ammirazione: lo trovava bello come il sole e glielo diceva spesso.

Era sempre felicissima quando veniva ai suoi compleanni e onomastici; anche se era impegnato non mancava mai durante quei momenti. Si poteva notare l’adorazione di una bambina piccola che si protendeva verso il fratellino in modo che lui riuscisse a baciarle la guancia. Per lei il posto dove lui si sedeva sul divano è sacro, ma purtroppo mia nonna ha cambiato divano quindi quel posto non c’è più, ma lei avrebbe desiderato che rimanesse lì, vuoto, in modo da poter immaginare che il suo fratellino fosse ancora tra di noi.

È stato anche un amorevole figlio e tutte le Domeniche dimostrava a sua madre tutto il suo affetto anche senza parlare e lei gli preparava le frittelle quindi la sorella si lamentava di non aver ricevuto lo stesso trattamento culinario.

Era capace di autoironia come poche persone. Nell’ultima visita, prima di entrare in ospedale, le raccomandò: “confido in te, ricordati che voglio andare nella tomba Lofruscio”. Poi a una sua stupida domanda “Chissà se anche mamma avrebbe voluto essere sepolta lì” le rispose con quel suo bel sorriso : “Ora che l’incontro glielo chiederò ” .

Il suo rammarico è che sono vissuti insieme troppo poco: quando si è sposata lui aveva appena 15 anni. Il nonno scoprì un suo diario con le giustifiche per tanti giorni di scuola che aveva marinato e con naturalezza disse: “Mamma, guarda quante assenze ha fatto Luisa”.

Ho deciso di raccontare di mio nonno Filippo per tener viva la sua memoria anche se avevo un po’ paura di far intristire i miei parenti facendo delle domande su di lui, ma credo che invece a loro abbia fatto particolarmente piacere, come a me del resto.

Sguardi, di Sofia Parisi

Quando la professoressa De Laurentiis ci ha presentato questo lavoro sul cambiamento di qualcosa nel tempo attraverso delle foto sono subito andata da mia madre a chiederle se avesse delle fotografie vecchie. Quando mi ha fatto vedere questa l’ho subito scelta perché era la mia preferita.

La bisnonna Angela con la sorella Rita, Napoli, via Toledo 1934

La conservava mio zio Aldo, il fratello di mia madre e l’aveva incorniciata. La persona a sinistra è Angela Savarese, la mia bisnonna materna. Sulla destra c’è la sorella, Rita Savarese. La foto risale all’anno 1934 e la mia bisnonna e la sorella stavano facendo una passeggiata lungo via Toledo. Napoli negli anni ’30 del 1900, in piena epoca fascista, era una città che viveva un certo benessere soprattutto tra i ceti alti che frequentavano luoghi di ritrovo come il caffè Gambrinus proprio nei pressi di Via Toledo.

Nella fiction televisiva tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni che vede come protagonista il commissario Ricciardi, è ricostruita proprio l’atmosfera della città in quegli anni. E’ interessante vedere come nella fiction televisiva hanno ricostruito i luoghi della città https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Napoli-Luoghi-e-curiosita-della-serie-rai-il-commissario-ricciardi-66334052-101e-4049-a46c-1ca9d23b6039.html

Mio zio Aldo mi ha raccontato che la foto è stata scattata da un fotografo di strada, come era tipico dell’epoca, ad insaputa della mia bisnonna. Infatti rimase molto colpita ed infastidita e un particolare che mi piace molto di questa fotografia è proprio la sua espressione turbata.

Le due sorelle sono state ritratte a figura intera, mentre camminano: entrambe guardano nell’obiettivo, col viso ombreggiato dalle falde dei cappelli e si coglie il loro sguardo contrariato, di rimprovero quasi verso il fotografo invadente. Anche questo era un modo di sbarcare il lunario perché poi veniva proposto l’acquisto della foto alle persone ritratte, a volte, anche senza il loro consenso. Questo scatto fu acquistato nonostante il disappunto della bisnonna e della sorella e nel tempo è stato duplicato e incorniciato da diversi membri della mia famiglia.

Ancora mi ha colpita l’eleganza e la grande cura di ogni dettaglio. Cappelli, guanti e ventagli sono accessori che al giorno d’oggi non si usano più. Inoltre è sorprendente la disinvoltura con la quale li indossavano pur essendo scomodi.

Come si può vedere dalla foto indossavano entrambe due abiti molto coprenti, lunghi che arrivavano a coprire le caviglie come era tipico della moda di quel periodo.

Questa foto invece l’ho trovata in rete e ritrae due ragazze che passeggiano al giorno d’oggi e che probabilmente hanno la stessa età che avevano la mia bisnonna e sua sorella quando è stata scattata la loro foto. Innanzitutto notiamo che portano i pantaloni, soprattutto di jeans, e che il loro outfit è molto più comodo e semplice. Gli accessori sono cambiati molto; infatti al giorno d’oggi si indossano borse più ampie, occhiali da sole ed in generale si scelgono abiti informali.

Un oggetto e uno scatto d’altri tempi, di Marco Dello Iacono

Ho scelto per questo progetto un oggetto e una foto dall’archivio di famiglia.

Siringa in vetro, 1945

Questa immagine è stata scattata da me. Mi trovavo a casa di mia nonna paterna, Luciana Bruno, (nata nel 1935; una sua foto è presente nella narrazione di mia sorella, Cristiana) e ho intravisto qualcosa di strano nella vetrinetta in salotto. Mi sono incuriosito e le ho chiesto di cosa si trattava perché non avevo mai visto niente di simile. La nonna l’ha presa e mi ha spiegato che è una siringa antica in vetro, che risale al 1945, usata per iniezioni endovenose e intramuscolari. C’era bisogno dell’’apposito bollitore in alluminio che si vede nella foto. Il riscaldamento dell’acqua avveniva tramite un fornello a gas o elettrico per far sì che venissero annullati tutti i batteri.

Non immaginavo potesse esistere una siringa del genere!

Dal racconto di mia nonna so che, dopo la seconda guerra mondiale, le siringhe in vetro sono state gradualmente abbandonate a vantaggio delle siringhe monouso oggi utilizzate. Quelle in plastica sono entrate in uso all’incirca dagli anni ’80 del 1900.

Mia nonna la conserva ancora oggi perché era di sua madre ed è molto legata al suo ricordo. Inoltre lei conserva tantissimi oggetti antichi; in casa sua, a volte, sembra addirittura di stare all’interno di un museo perché oltre a questo oggetto ha anche il primo binocolo, telefoni antichi, un grammofono e un braciere antico in ottone.

Mia nonna è molto sensibile ed è molto legata a questi oggetti perché credo che rappresentino i suoi ricordi.

La bisnonna Carmela, Napoli 10 aprile 1946

Mi ha colpito anche questa foto che è stata scattata il giorno 10 aprile 1946 dal fidanzato della mia bisnonna, Francesco di Gennaro. La mia bisnonna, Carmela Leone, è ritratta a figura intera al centro dell’inquadratura, mentre cammina decisa e sorridente in Via Scarlatti, una delle strade centrali del quartiere Vomero di Napoli. La strada appare molto affollata, infatti dal racconto di mia nonna, Anna Di Gennaro, so che era una passeggiata domenicale: le persone si riversavano in strada per gustare un gelato o semplicemente per incontrarsi, perché non tutti avevano un telefono per comunicare e quindi gli incontri con le persone erano fondamentali, per dialogare. In questa foto il sorriso della bisnonna, il suo abito floreale, l’atmosfera vivace intorno a lei mi fanno pensare che in quell’anno (la seconda guerra mondiale era terminata quasi da un anno e dopo 15 giorni, il 25 aprile si sarebbe festeggiata la Liberazione) che doveva essere meraviglioso per le persone poter di nuovo riappropriarsi della propria vita e passeggiare spensierate. Proprio in quell’anno, tra marzo e aprile le donne avrebbero votato per la prima volta per le elezioni amministrative.

Qui di seguito un video sul 25 aprile ed uno con la testimonianza di donne che votarono nel 1946 dal progetto Senza rossetto che ho linkato più su.

Questa foto dunque ci regala un’immagine del dopoguerra dove le persone appaiono felici e libere di uscire con tranquillità. La bisnonna è radiosa anche perché sta passeggiando con il fidanzato che dopo qualche anno avrebbe sposato.

In questa foto mi ha colpito anche l’abbigliamento delle persone: gli uomini avevano pantaloni molto alti in vita, i bambini indossavano spesso pantaloncini (usati anche in inverno), le donne vestiti molto femminili e pettinavano i capelli con cura.

Nonna Tina e la creazione di una grande famiglia, di Ciro De Vincenzo

Sono contento di partecipare anche quest’anno al progetto “Sguardi e Storie” giunto alla terza edizione, posso così ricordare mia nonna Tina che purtroppo non ho potuto conoscere, ma della quale papà mi ha sempre parlato tanto. Attraverso le foto che ho raccolto e i racconti di mio padre e dei miei zii ripercorrerò le tappe più importanti della sua vita, il matrimonio e la creazione di una grande famiglia.

Nonna Tina, all’anagrafe Concetta Elefante, nasce a Napoli nel 1931 in una famiglia medio borghese (il papà era un commerciante), quando l’Italia era oppressa dal regime fascista. Ha solo 8 anni quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale che sconvolge la sua infanzia e della quale la nonna ricorderà sempre il terrore, il rumore dei bombardamenti, la permanenza nella casa di campagna, le privazioni e la fame, perché il cibo durante la guerra scarseggiava. Quando finisce la guerra è oramai un’adolescente, una ragazza molto bella.

Nella foto del 1949, ha 18 anni! La foto in bianco e nero è realizzata da uno studio fotografico “La Casa del dilettante” di Napoli, come ho potuto leggere sul fronte dell’immagine. Curiosa denominazione!  Era una consuetudine dell’epoca rivolgersi a fotografi di professione per farsi ritrarre. La nonna è fotografata a mezzo busto, di profilo e con il viso e lo sguardo rivolto verso l’obiettivo, ha un’espressione sorridente, è molto bella e naturale, sembra spensierata, ha gli occhi che sembrano sognanti, i capelli che arrivano alle spalle e indossa una giacca di colore scuro. Il modello dei ritratti era quello delle dive americane, i cui film, dopo la guerra tornarono ad essere visti in Italia.

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Siamo nel 1951, eccola in posa in un’altra foto in bianco e nero realizzata sempre dallo studio fotografico “La Casa del dilettante”. Purtroppo la fotografia è molto rovinata. In quest’immagine la nonna è una giovane ventenne, è fotografata a figura intera, poggiata su uno sgabello di legno che si intravede dietro di lei e ha la testa leggermente girata a sinistra e guarda nella stessa direzione con un’espressione seria. Indossa un abito a mezze maniche molto elegante, lungo e ampio, di colore scuro con balze in pizzo bianco, sembra stringere un ventaglio nella mano destra, indossa un filo di perle scure e scarpe nere con il tacco. I capelli sono corti e ha un filo di rossetto scuro sulle labbra. Forse era un’occasione particolare, una festa…

Questa foto è quella del matrimonio con nonno Ciro nel 1952. Purtroppo l’immagine è un po’ sfocata. Ciò che si può notare nella foto oltre alle loro espressioni felici e i loro abiti eleganti, è la presenza di tanti bambini al loro fianco. Fu un’idea del fotografo ritrarli insieme a tanti bambini, disse che era di buon augurio per la creazione di una grande famiglia, e così è stato con la nascita di 8 figli.

In questa foto Nonna Tina è al matrimonio di un parente, è il 1953. La nonna ha ventidue anni ed è bellissima, al suo fianco il giovane marito Ciro e in braccio alla nonna la loro prima figlia, zia Imma. Di fianco al nonno, la mia bisnonna paterna Concetta Gioiello. In questa foto la nonna indossa un abito tipico della moda degli anni ’50, un abito con lo sfondo bianco e tanti fiori stampati, lungo e ampio con uno scollo a V, degli eleganti guanti neri e le scarpe nere con il tacco, ha i capelli neri raccolti, degli orecchini pendenti e il rossetto rosso che lei e le sue coetanee amavano molto. Le notevoli differenze che si possono notare in questa foto sono il modo di vestirsi, infatti possiamo vedere che mia nonna indossa un abito lussuoso e molto di moda per l’epoca. Guardando la foto si può intuire che la cerimonia si è svolta probabilmente in una casa o in una sala presa in fitto per l’occasione, per ricevere parenti e amici degli sposi, perché in quell’epoca non tutti potevano permettersi molte spese per un matrimonio.

Tra la metà degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’60 inizia quel processo di prosperità dell’Italia che poi sarà chiamato “miracolo economico” caratterizzato da una forte crescita economica e sviluppo tecnologico dopo l’iniziale fase della ricostruzione. Questo consentì un miglioramento della vita e molte invenzioni utili nella vita privata e lavorativa; aumentarono le industrie e questo consentì la produzione di grandi quantità di beni richiesti dal mercato. I simboli del benessere erano diventate le automobili, simbolo di indipendenza e di libertà di movimento, ci fu la nascita della televisione italiana con inizio delle trasmissioni il 30 gennaio 1954, la produzione di elettrodomestici, il turismo.

Facendo delle ricerche su questi anni, ho scoperto che nel 1953 furono insigniti del Premio Nobel Winston Churchill per la letteratura (non lo avrei immaginato…) e George Marshall per la Pace, in considerazione del contributo che aveva dato alla rinascita economica europea dopo la guerra (grazie al cosiddetto Piano Marshall); entrambi erano stati grandi protagonisti durante il secondo conflitto mondiale.

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Ecco ancora Nonna Tina sorridente e fiera in questa foto scattata del 1962, dove la troviamo insieme ai suoi primi 4 figli: Imma, la primogenita, Giuseppe a sinistra, Salvatore a destra e Mariano il più piccolo, che ha solo un anno, in braccio a lei. Anche questa foto è stata scattata in uno studio fotografico, con una inquadratura frontale a figura intera. Quello che si nota subito in questa foto è il modo elegante in cui sono vestiti i figli e la madre. L’abbigliamento dei bambini dell’epoca come le scarpe e le acconciature dei capelli erano piuttosto classiche, completamente diverso dal nostro modo di vestire, che è sportivo e informale. Chiaramente lo nonna li aveva ben vestiti e pettinati proprio per l’occasione, la foto di famiglia. Alcuni sorridono in modo un po’ forzato… E’ una bella messa in scena però! Non so perché non ci fosse il nonno…

Nel periodo estivo la nonna si trasferiva con la famiglia nella villa di Torre del Greco, un Comune in provincia di Napoli situato tra il Vesuvio e il Golfo di Napoli, dove per un periodo della sua vita soggiornò Giacomo Leopardi che qui compose La ginestra e Il tramonto della luna. Torre del Greco è nota nel mondo anche per la lavorazione dei coralli, dei cammei e della madreperla. Non ho trovato una foto della sua automobile, una luccicante Ford Taunus di colore grigio, che in estate la nonna usava ancor di più; ogni giorno tutti a bordo dell’auto della nonna erano diretti alla litoranea di Torre del Greco, un lungomare all’epoca bellissimo, quando l’acqua era pulita e si poteva fare il bagno in tutta tranquillità. Nel fine settimana arrivava il nonno e spesso amici e parenti con i quali trascorrevano delle belle giornate e serate in allegria sotto il patio circondato da profumatissimi alberi di agrumi. La nonna amava molto ricevere, c’erano sempre tavole imbandite. Nel tempo libero leggeva riviste e amava rileggere i biglietti e le lettere dei figli, che custodiva in un cofanetto nel suo comodino e dietro le lettere scriveva delle frasi affettuose. Gli anni ’80 sono gli anni dei viaggi, delle crociere nel Mediterraneo con tutta la famiglia, delle vacanze a Maiorca, Viareggio e a Taormina, tutte località che le piacevano moltissimo.

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La nonna è stata una donna autonoma, generosa, energica e sorridente, impegnata nella crescita e nell’educazione dei figli, amorevole verso i nipoti, era molto religiosa e devota alla Madonna di Pompei e alla Madonna di Lourdes ed era molto orgogliosa dell’impegno che i figli, a partire dagli anni ’80, avevano assunto come dame e barellieri dell’Unitalsi per accompagnare gli ammalati in Pellegrinaggio a Lourdes. Ecco qui una  foto degli anni ’80 scattata a Lourdes durante un Pellegrinaggio, la nonna sorridente è a cena in albergo, di fianco a lei c’è mio padre Paolo, i miei zii, mia zia e degli amici.

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Voglio chiudere con questa foto del gennaio del 1996 in cui tutta la grande famiglia De Vincenzo è riunita per festeggiare l’onomastico di Nonno Ciro. La nonna è sul lato centrale destro della foto, di fianco a lei nonno Ciro e alla sua destra mio padre, tutt’intorno ci sono tutti i miei zii, le mie zie e i miei tanti cugini.

Questo è stato un bel lavoro che mi ha permesso, scavando tra le molte foto, di scoprire avvenimenti storici, e fatti sulla mia famiglia a me sconosciuti che ho potuto sapere grazie ad un passo indietro nel tempo e al ricordo di molte persone per me importanti nella mia famiglia!!! E’ stata l’occasione per conoscere meglio Nonna Tina e pensare che ciò che oggi possiamo essere è grazie alla sua esistenza e sono sicuro  che sarebbe  felice che io abbia pensato a lei.

La felicità della donna, di Marta Polisi

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A casa di mia nonna  Maria Luisa ho trovato questo album al cui  interno ci sono le foto più importanti della sua vita, ovviamente ce ne sono poche perché all’epoca non era semplice riuscire a scattare foto. Ci sono foto dei suoi cugini, dei suoi fratelli, del suo gatto, della mia bisnonna o ancora il primo televisore.

Nella prima foto sono rappresentate mia nonna e le sue 2 cugine, le quali entrambe si chiamavano Maria Rosaria. Si può notare che erano vestite in maniera piuttosto elegante. Per una serata al Circolo Della Stampa indossavano tutte un cappotto lungo con  piccole borsette tenute in mano, le scarpe  hanno un piccolo tacco. Nella seconda foto sono ritratti: il fratello di nonna, sua cugina e lei. Il fratello di nonna Carlo, indossa uno smoking; mia nonna un vestito in seta; e la cugina di nonna un abito bianco con piccole decorazioni ricamate. Tutti avevano un grande sorriso. Questa foto è stata scattata durante la serata.

Queste due foto sono state scattate a Sant’Agata come si può notare dalle brevi didascalie scritte da mia nonna. Nella prima sono rappresentati il mio bisnonno a sinistra, la mia bisnonna al centro e mia nonna a destra. Nella seconda foto troviamo mia nonna in una posa un po’ scherzosa, seduta su di un muretto a Sant’Agata. Una cosa che ho notato subito è che il formato di queste fotografie è molto simile alle attuali polaroid.

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Questa foto è stata scattata a Sorrento. Sono rappresentate 3 donne: mia nonna, e le sue cugine. Si può notare dal colore grigio chiaro della foto che quel giorno era molto soleggiato. Mia nonna (a destra) indossava un vestito con una fantasia floreale e una bandana sul capo per reggere i capelli, indossava anche un paio di occhiali con una forma schiacciata. Al centro sua cugina, con un vestito bianco con un piccolo laccetto sulla vita, non indossava nessun accessorio in particolare solo un semplice orologio al polso. Poi sulla sinistra l’altra sua cugina indossava un semplice vestito bianco con un fiocco sul petto, e come mia nonna mantiene nella mano una borsa da spiaggia.

 

Anche in queste foto come in quella precedente, mia nonna, si trovava a Sorrento. Nella prima, come si legge sotto «M. Luisa a Sorrento (hotel Cocumella)», è stata scattata fuori l’hotel dove alloggiavano quando andavano a Sorrento. Mia nonna è sorridente perché le piaceva molto andare lì per le vacanze. Era vestita in maniera molto elegante: Una gonna stretta lunga fino al ginocchio e una giacchetta chiusa con dei bottoni molto grandi. I capelli erano legati con una molletta dietro e indossava degli occhiali da sole. Le scarpe erano aperte sopra e con un piccolo tacchetto. Nella seconda era nel giardino dell’hotel in piedi su di un tavolo. Indossava un giaccone marrone, che ha ancora adesso conservato, sopra il quale aveva attaccato una spilla. Ha entrambe le mani nelle tasche e sul polso sinistro è poggiata una borsetta. In testa l’acconciatura è coperta da un cappellino che copre circa metà testa.

Queste foto sono state scattate a Sorrento, nel giardino dell’hotel. Nella prima sono rappresentati tutti i cugini con mia nonna, in una posa scherzosa come se stessero giocando a nascondino. A sinistra c’è suo cugino Carlo, vestito con una semplice polo bianca e dei jeans; a destra dell’albero mia nonna la quale indossa un vestito a pois, e le due cugine. Mia nonna mi ha raccontato che questa foto è stata scattata dallo zio che accompagnava sempre tutti i cugini lì a Sorrento. Nella seconda si può notare la somiglianza di mio padre con lo zio Carlo (quello a destra). A partire da sinistra troviamo mia nonna, il cugino Mario, la cugina, il cugino Carlo e l’altra cugina. Le 3 ragazze indossavano i tipici abiti degli anni 60’: Le righe, i pois e le gonne lunghe. Anni prima a Sorrento venne prolungata la linea ferroviaria fino a Castellamare, in questo modo si apriva un nuovo mondo ricco di opportunità turistiche. E successivamente negli anni 60’  arrivò fino a Pompei.

Nella prima foto sono rappresentati la mia nonna e suo fratello Mario a cui era ed è ancora oggi molto legata. Si può notare dai graziosi cappellini e i coriandoli che si trovavano a una festa di carnevale. Nella seconda foto, sono invece rappresentate le 2 cugine con mia nonna. Tutte avevano uno splendido sorriso divertito. Indossavano, come nella prima, il cappellino.

Mia nonna tra le sue tante passioni aveva quella di visitare, nella prima foto troviamo ritratto tutto il gruppo di amici di mia nonna in gita sul Vesuvio.
Risalta subito all’occhio il ragazzo sullo sfondo che fa il gesto delle corna con le mani, stile che è rimasto fino ad ora. Mia nonna è quella che risalta in primo piano con una gonna con piccole stampe. Nella seconda invece era in gita a Paestum, davanti ad un monumento. Lei è ritratta di profilo con il volto girato verso l’obbiettivo. Indossa un lungo cappotto e delle ballerine, come si può notare dall’espressione è molto felice di essere li. È importante ricordare che alcuni templi a Paestum, in quegli anni, vennero danneggiati dalla gente del posto, durante l’occupazione delle terre da parte dei contadini, purtroppo senza rendersi conto del valore delle antiche rovine e degli antichi fasti di quelle comunità.

In queste foto l’espressione di mia nonna mostra tutta la sua felicità nel aver ricevuto in regalo i suoi primi mezzi di trasporto. Naturalmente sono in diversi anni, l’automobile (una fiat 500) per i suoi 18 anni, mentre lo scooter per i suoi 23 anni. Mi ha raccontato che quando andava in giro si sentiva libera perché era in grado di poter raggiungere le sue amiche che abitavano fuori zona, ed inoltre si riteneva molto fortunata essendo che in quegli anni non tutte le donne ottenevano questa libertà che lei era stata concessa. La prima fabbrica Fiat fu fondata da Emanuele Bricherasio e Giovanni Agnelli nel 900, le prime macchine erano a vapore, poi successivamente vennero realizzate macchine come quella presente nella foto: più lente ma facilmente utilizzabili. Vennero costruiti anche camion adatti al trasporto e gli autobus come mezzo pubblico.

 

Qui troviamo la mia bisnonna, una donna vissuta ben 97 anni. È stata soprannominata dai miei zii e mio padre «nonna nostra» in verità non so bene il perché, ma ormai è tradizione chiamarla così. Una donna molto particolare e con un cuore d’oro. La nonna mi racconta spesso di lei e del suo gatto «Luna» che guardava la televisione e non si poteva cambiare canale altrimenti si  dispiaceva oppure quando si scocciava di stirare e allora metteva tutte le lenzuola sotto i cuscini del divano e ci si sedeva sopra affermando di aver stirato per ore. Negli ultimi anni di vita restava sempre vicino la culla di mio fratello e cuciva con la lana copertine e sciarpe.

La magia della moda che affascina le donne di ogni epoca, di Alessandro Montieri

Ho deciso di parlare delle donne affrontando  la moda che fin dall’antichità affascina quest’ultime.  Attraverso  le foto di famiglia, ho descritto e paragonato la moda degli anni ‘60 con quella degli anni ‘90.

In queste prime due foto troviamo raffigurata la madre di mio nonno, Rosa, donna robusta ma allo stesso tempo dolce, che nella prima foto si accinge a salire sul bus che condurrà poi lei e tutta la famiglia a Roma, e nella seconda è raffigurata seduta su una delle fontane in Piazza San Pietro a Roma. Ci troviamo nel 1960. Le donne, per la maggior parte, seppur più libere, rispetto a un passato prima della seconda guerra mondiale, continuano ad “avere i bastoni fra le ruote”, non lavorano ma si dedicano soprattutto alla casa e alla cura dei figli. Anche la moda per le donne non è molto variegata, per le famiglie meno ricche e fortunate. Lo notiamo nella prima foto dove c’è Rosa con un vestito comodo e largo che evidenzia leggermente il punto vita con trama geometrica. Se facciamo attenzione, però, possiamo notare che poco più in alto, già salita nel bus, c’è un’altra donna, con un vestito  identico per modello e  colori. Se invece ci focalizziamo sui trasporti, subito in primo piano troviamo il classico autobus Fiat Modello Rosanna che negli anni ‘60 era il più gettonato, un modello spesso colorato, semplice con forme morbide, fari rotondi, porte scorrevoli e paraurti sporgenti. Già i primi anni ‘60 furono duri per il mondo intero, il presidente degli USA Kennedy fu assassinato a Dallas ed i sovietici cominciarono la costruzione del Muro di Berlino. Ma non ci furono solo avvenimenti disastrosi, infatti in questo periodo nasce la cosiddetta “Corsa allo spazio”  che si concluse il 21 luglio 1969 con lo sbarco sulla luna di Neil Armstrong.

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In questa foto troviamo raffigurata mia nonna paterna, Maria, che siede sul muretto del terrazzo di casa. Questa foto è a nonna molto cara; infatti la conserva in una cornice multipla al fianco del comodino. La storia di questa foto è però molto particolare, infatti mia nonna mi ha raccontato che quando lei aveva circa 16 anni, arrivò, a lei e a sua cugina Rosaria, un pacco proveniente dall’America che le era stato mandato dallo zio emigrato lì.  Il pacco conteneva 2 paia di pinocchietti per Maria e Rosaria, lo zio infatti sapeva che in Italia le donne non potevano portare i pantaloni, ma dato che in America questo era già concesso alle donne, decise di farli arrivare anche qui. Mia nonna quando li vide rimase ammaliata e per non farsi scoprire da sua madre, donna rigida ma allo stesso tempo gentile, salì sul terrazzo insieme a sua cugina, indossò i pantaloni, e si fece delle meravigliose fotografie come quella che sto mostrando. Successivamente, per non essere rimproverata, prima di rientrare in casa si tolse i pantaloni per poi riporli nuovamente nella scatola e nasconderli. Già in questo periodo possiamo quindi capire che le donne iniziavano a “ignorare” le regole a loro imposte e a sentirsi libere di fare ciò che volessero, cioè cominciavano a “trasgredire”.

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Bellezza simbolo degli anni ’60 era Twiggy, donna che divenne la  top-model  per eccellenza, grazie anche al pesante trucco degli occhi  e al taglio di capelli infantile, studiato per lei dal celebre parrucchiere Leonard nel 1966. Come per incanto, divenne il volto del decennio.

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Qui invece vengono immortalati i miei nonni paterni, Maria e Vincenzo, il giorno del loro matrimonio il 15 settembre 1966 nella chiesa di San Biagio a Mugnano, a Napoli. Notiamo l’emozione negli occhi di entrambi … il nonno porta uno smoking classico che tuttoggi è molto utilizzato dagli uomini nelle situazioni formali, Vincenzo però si differenzia dalla massa non utilizzando la cravatta bensì un papillon molto stretto rigorosamente nero; sul bordo della giacca troviamo dei fiorellini bianchi abbinati con quelli del vestito della sposa. Maria invece indossa un abito bianco che però, cosa usuale per l’epoca, non era stato acquistato bensì era stato fittato, in modo da risparmiare, con lo svantaggio però che ad oggi lei non lo ha e potrà ricordarlo solo tramite le fotografie. Questo aveva un corpetto abbastanza semplice, decorato sullo scollo con del pizzo floreale che continua fino alla spalla, la vita era invece accentuata da una cintura di fiorellini bianchi e graziosi, la gonna infine era larga e vaporosa senza troppe particolarità. Infatti , come quello del nonno, lo stile del suo abito era uno stile molto attuale e per nulla antico. Il velo era morbido e lungo, decorato da alcuni fiori sulla cima. Il bouquet invece era molto largo con fiori rosa e gialli. Un particolare che possiamo notare è che la mano di mia nonna, che tiene quella del nonno, porta un guanto in raso bianco, tipico dell’epoca; infatti questi  non erano un  accessorio indispensabile ma avevano il compito di dare un tocco di eleganza, ricchezza e raffinatezza in più alla sposa.

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In questa foto vengono raffigurate 3 donne: queste sono la madre di mia nonna Giuseppina, sua cugina Maria e sua sorella Luigia, le tre vengono fotografate proprio da mia nonna mentre giocano con dei fucili da bambini.  Possiamo notare quanto queste si stiano divertendo con poco, nonostante fossero in età avanzata, cosa che oggi invece non accadrebbe con tanta disinvoltura; le tre si trovano nel viale di casa, ricco di alberi e indossano abiti larghi e comodi, da cui possiamo dedurre che ci troviamo in un mese freddo data la presenza di maniche lunghe e giacchini. Cosa che accomuna tutte le donne dell’epoca è sicuramente il taglio di capelli; come notiamo  Maria e Giuseppina portano un taglio di capelli molto simile, se non uguale, mentre Luigia si differenzia portando i capelli più corti. Gli anni ‘60 infatti furono anni di ribellione, sia per quanto riguarda la moda, sia altre battaglie per i diritti civili e politici, compreso il diritto all’uguaglianza contro il razzismo in America.

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Le donne negli anni ‘60 decidono di combattere, così esce il film “Hidden Figures” diretto da Theodore Melfi, a noi noto come “ Il Diritto di contare”, film che attraversa l’argomento dei diritti delle donne nere negli USA negli anni ’60, più in particolare il diritto delle donne nere con alte competenze scientifiche e di calcolo di far parte della NASA.

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In quest’immagine è invece raffigurata mia madre Barbara in Andalusia nel 1993; andando avanti negli anni le donne acquisiscono autonomia e libertà, ovviamente anche lo stile e la moda cambiano molto. Per esempio, in questa foto mia madre indossa un tubino semplice con una riga nel mezzo per dividere il giallo dal marrone, e al ginocchio; notiamo anche che a differenza degli anni ’60, le donne osano molto di più anche in situazioni informali come la visita di un posto nuovo. Barbara indossa uno zainetto  in eco pelle giallo invece di una borsa, per essere più comoda, ai piedi invece porta un paio di Superga, scarpe simbolo di quegli anni, bianche, con una suola rialzata in modo da essere più femminili. Al polso, invece, ha un orologio molto grosso e poco femminile, sui toni del blu, cosa che le donne degli anni precedenti non avrebbero osato fare. Come accessori Barbara indossa due orecchini d’oro con un collier abbinato. Negli ultimi anni inoltre entra in voga il trucco molto evidente, rossetti sgargianti ed ombretti scuri sono i più gettonati mentre negli anni sessanta la maggior parte delle donne era “acqua e sapone”.

Gli anni ‘90 sono stati un decennio in bilico fra le certezze di un passato vissuto sopra le righe e le incognite di un millennio tutto da scoprire. Il pezzo forte di abbigliamento che le donne erano fiere di sfoggiare agli inizi degli anni ’90, ereditata dalla “rivoluzione” dopo il sessantotto, era sicuramente la minigonna, nata con Coco Chanel negli anni ’20 ma messa in pratica solo successivamente. La minigonna andando avanti negli anni andava sempre ad accorciarsi, si arrivò cosi alla micro tunica londinese, minigonna estrema che le donne non portavano per esibizionismo ma per necessità: quest’ultime infatti erano stufe di gonne lunghe e sottovesti che le ingolfavano.

In queste ultime foto del mio contributo vengono rappresentate nella prima foto mia nonna Maria, nella seconda mia madre Barbara e nella terza Barbara e sua sorella Sabrina. Nella prima foto Maria è appoggiata alla struttura di uno spogliatoio presso il Lido Napoli a Baia. La prima cosa che salta all’occhio in questa foto è sicuramente il costume che Maria indossa, che  per noi giovani potrà sembrare un costume antico e poco adeguato, ma per l’epoca era un costume anche molto scoperto dato che la maggior parte dei costumi da mare femminili arrivavano anche a mezza coscia. Il costume, a tinta unita con stampa floreale sui colori del rosa al centro, presenta delle spalline molto sottili con un uno scollo non molto accentuato, nella parte bassa il costume arriva poco sopra la coscia a mo’ di minigonna, mentre i capelli sono tenuti raccolti da un fascia floreale che lascia fuoriuscire qualche ciocca.

La seconda foto rappresenta mia madre Barbara in una spiaggia libera vicino Napoli, fotografata da mio padre come notiamo dall’ombra sulla sabbia. La prima cosa che salta all’occhio è soprattutto la diversità tra il costume di Barbara e quello di Maria. Barbara infatti indossa uno dei modelli di costumi da bagno più gettonato, un bikini a sfondo azzurro con trama a pois, lo slip, molto particolare, è a vita alta mentre il pezzo superiore è impreziosito dalle spalline rosa che lo contornano interamente e da dei laccetti che tengono unite con un nodo le due coppe.

Infine, nell’ultima foto sono rappresentate Barbara e Sabrina, in Calabria, più precisamente a Sibari; le due indossano dei costumi interi molto scollati e particolari, quello di Sabrina color petrolio con scollo profondo e molto sgambato e quello di Barbara bianco con scollo pronunciato e altrettanto sgambato, ma impreziosito da strisce che addolciscono la sgambatura. Entrambe portano capelli scuri e vaporosi con grossi orecchini a cerchio, argentati e vorticosi nel caso di Sabrina e bianchi e regolari nel caso di Barbara. Icone degli anni ‘90, da cui molte giovani ragazze prendevano esempio, erano sicuramente le Spice Girls, Madonna, Jennifer Lopez, Jennifer Aniston, Britney Spears e molte altre donne che hanno scritto la storia della moda.

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Termina così il mio progetto sulle donne e la moda: è facile comprendere che, per quanto la moda abbia subito negli anni profondi cambiamenti, le donne siano sempre state capaci di seguirla, adattandosi, creandola, condizionandola e facendosi condizionare e apprezzando le novità stilistiche di ogni periodo.